giovedì 3 novembre 2011

i Filigustieri @ il Picciolo di Rame

Questa volta vogliamo parlarvi di un posto a cui mia moglie Barbara ed io teniamo particolarmente: stiamo parlando del "Pìcciolo di Rame", il piccolo ristorante gestito da Silvano Scalzini, ottimo padrone di casa e mattatore in grado di arricchire ogni pietanza con simpatici aneddoti, curiosità e richiami storici sulle pietanze servite - un vero spettacolo nello spettacolo della tavola -.
Il locale dispone di 5 tavoli, per un totale di 25 coperti, per cui è richiesta la prenotazione obbligatoria.
Non esiste un menù alla carta ma solo un menù degustazione (che Silvano varia sistematicamente) composto di 12 portate: 5 antipasti, 3 primi, 3 secondi ed un dolce; i vini proposti, un bianco ed un rosso, provengono da cantine del territorio, ma c'è anche la possibilità di portare le proprie bottiglie di vino. Le materie prime utilizzate sono, nella maggioranza dei casi, di stagione ed "a chilometri zero", essendo di provenienza "casalinga" o da produttori locali.

Raggiungere il "Pìcciolo di Rame" non è così semplice, soprattutto se si considera che l'unica indicazione visibile dalla strada, una volta giunti in prossimità del piccolo castello di Vestignano, è rappresentata da una freccia di rame battuto (posta sul lato destro della strada, venendo da Caldarola) che riporta il nome del ristorante ma che ai più può rimanere poco visibile per il fatto che l'ossidazione del rame non la rende ben leggibile.

Ma non preoccupatevi perché, se abbiamo incontrato qualche difficoltà per individuare l'ingresso del ristorante, poi verremo ripagati da una location particolarmente suggestiva che ci si proporrà una volta varcata la soglia. Infatti ci ritroveremo proiettati in un ambiente dai sapori medioevali, proprio all'interno dell'antico frantoio del 1500, con tanto di macina in pietra in bellavista, in una torre della cinta muraria del castello di Vestignano.



In questa piacevolissima cornice è possibile lasciarsi trasportare in un gustoso itinerario culinario, tra le antiche tradizioni contadine marchigiane con piatti mai scontati, sapientemente rivisitati, con la possibilità di riscoprire sapori ormai dimenticati come la "roveglia", un piccolo legume simile al pisello. In passato era coltivata su tutta la dorsale appenninica umbro-marchigiana, in particolare sui Monti Sibillini, ma ora cresce anche spontaneamente, con la quale, una volta essiccata e macinata, si cucina una squisita polenta. Oppure il "gombo", un ortaggio appartenente alla famiglia delle malvacee, il cui sapore ricorda quello dei fagiolini e  che può essere consumato cotto e condito all’agro oppure ripassato in padella. Per finire il "riso corco" (anche conosciuto come "frascarelli"), un piatto tipico della cucina povera contadina, particolarmente popolare nelle Marche, in special modo nella provincia di Macerata, realizzato con farina di grano tenero, riso e acqua; da qui il nome più conosciuto di "riso in polenta".

Vediamo allora quanto abbiamo potuto assaporare in questa uscita autunnale de "i Filigustieri":

Bruschetta con olio Coroncina

Stracciatella: ricetta con origini medioevali e tipica dei pranzi nuziali fino agli anni '70

Polenta di Roveja: ricetta dei primi del '900, fatta con farina di piselli selvatici 

Riso corco ( o curgo), frascarelli co lo riso, riso a pulenta

Zuppa di lenticchie alle 15 erbe: ricetta tipica dei Monti Sibillini al Rifugio del Farnio
Cargio' (raviolo) con salsa di latte, parmigiano, tartufo e maggiorana: tipico formato di raviolo gigante fatto a mano, in usanza nei pranzi delle famiglie del maceratese 

 
Spaghetti del pastore (amatriciana bianca o griscia): piatto della transumanza tipico dei pastori di Grisciano, vicino Amatrice (Monti della Laga e Monti Sibillini), questo piatto è l'antenato della carbonara

Vincisgrassi de lo vatte (trebbiatura del grano): lasagne con sugo di rigaji, tipico ragù fatto con le interiora dei volatili, su pasta fatta a mano e cotta al forno

Maiale, anice e zenzero con cipolle fritte

Caramella di pollo

Ciauscolo: nel maceratese c'è l'usanza di finire il pasto con un salame spalmabile tipico dell'alto maceratese, che viene aromatizzato con aglio e vino cotto

Crema al latte e vaniglia con goccia di cioccolato amaro aromatizzato: unico dolce che si usava nelle case contadine quando avevano ospiti o nelle cerimonie importanti come i matrimoni


Per concludere, anche se non era nelle usanze:

Caffè della moka: chi vuole può prenderlo con la "cremina" fatta sbattendo le prime gocce di caffè  e lo zucchero


Ed un "mistrà", unico superalcolico usato nelle campagne, ottenuto distillando il vino vecchio ed aromatizzandolo con anice ed altre erbe; lo si beveva da solo oppure nel caffè d'orzo o per aromatizzare i dolci.

Una piccola curiosità legata al nome del ristorante: anticamente il pìcciolo di rame era una moneta coniata dalla zecca di Camerino, al taglio di 504 pezzi per libbra romana (339,072 gr).


Infine, l'ultima piacevole sorpresa è rappresentata dal conto che, tutto compreso, è di 35 € a persona (i bambini sotto i 12 anni di età pagano la metà).






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